Elena Siniscalchi nasce a Kiel in Germania nel 1969 da madre tedesca e padre italiano. Gli studi di letteratura l’avvicinano a mondi di culture diverse e all’introspezione psicologica. L’artista sviluppa prestissimo un profondo interesse per la fotografia e per il ritratto che studia con Giuliana Traverso.
Per alcuni anni il lavoro di ritratto in studio si alterna con la passione per il teatro.
in seguito il suo campo di indagine si concentra sulla comunicazione-non-verbale.
Inizia cosí una ricerca focalizzata sulla mimica dei volti e sull’espressività dei gesti che si concentra su vari mondi, spostandosi ad esempio dalla comunicazione infantile al mondo dei sordi, al gioco dell’Hockey. Mondi apparentemente distanti ma uniti dalla loro rappresentazione gestuale, iconica.
Per alcuni anni il lavoro di ritratto in studio si alterna con la passione per il teatro.
in seguito il suo campo di indagine si concentra sulla comunicazione-non-verbale.
Inizia cosí una ricerca focalizzata sulla mimica dei volti e sull’espressività dei gesti che si concentra su vari mondi, spostandosi ad esempio dalla comunicazione infantile al mondo dei sordi, al gioco dell’Hockey. Mondi apparentemente distanti ma uniti dalla loro rappresentazione gestuale, iconica.
Nonverbal Photography é il filo conduttore della ricerca che unisce tutti i progetti fotografici dell’autrice sulla sfera della comunicazione non verbale e il linguaggio mimico e gestuale.
L’autrice mette in luce ció che lega un essere umano all’altro al di là di qualsiasi barriera e crea l’occasione per riflettere sul senso e l’origine della comunicazione ad ampio raggio, senza discriminarne alcuna.
Il campo di indagine ruota intorno al misterioso giuoco di identificazione- distinzione dall’altro.
Il bambino si distingue dalla mamma e comincia a comunicare quando dice io: ma se fosse solo, da chi si distinguerebbe? Come potrebbe avere coscienza di sé senza l’ altro ?
L’autrice mette in luce ció che lega un essere umano all’altro al di là di qualsiasi barriera e crea l’occasione per riflettere sul senso e l’origine della comunicazione ad ampio raggio, senza discriminarne alcuna.
Il campo di indagine ruota intorno al misterioso giuoco di identificazione- distinzione dall’altro.
Il bambino si distingue dalla mamma e comincia a comunicare quando dice io: ma se fosse solo, da chi si distinguerebbe? Come potrebbe avere coscienza di sé senza l’ altro ?